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Una serata di metà novembre
Breve racconto di Daniele Iannotti
Tamburellava con un ritmo cadenzale le dita sull’angolo destro della tavola, mentre affondava i denti
sporgenti nel labbro inferiore. Era intento nel versare dell’acqua dalla caraffa di cristallo dentro il suo
bicchiere, quando tutto si fermò.
‘Ciao Luke. ‘
Non mosse un muscolo, per quanto ci provasse sembrava pietrificato.
‘Va bene. Se non mi fai accomodare tu, ci penso da me. ‘
Impacciato come fosse al primo appuntamento si alzò di scatto e quel maledetto spigolo del tavolo gli si
conficcò diritto diritto nella coscia destra. Mai scena fu peggiore.
‘Ahahah… No, ti aiuto… ‘ Ma alzando lo sguardo dal luogo del dolore si accorse che era già seduta.
‘Cosa si mangia in questo posto? ‘ Domandò lei spazientita aprendo il menù. ‘Beh… come puoi intuire dal… ‘
Bloccato di nuova dalla figura di lei si zittì.
‘Lascia stare! Vedo da me!… Solo verdure cotte, bollite e ripassate? ‘ e disse con un tono di disgusto.
‘ Non sono mica una capra! Sono una donna. Questo lo sai Luke, si o no? ‘
Stava per rispondere, ma non riusciva. Lei lo ammaliava. Il modo con il quale le sue dita sfioravano la folta
chioma e la sua tendenza a fissar tutto nei minimi particolare lo glaciava. Così per evitare il contatto visivo
si svagava giocando con la saliera posta vicino al calice di vino.
‘Allora? Hai intenzione di parlarmi oppure hai deciso di far scena muta per tutta la sera?’
Ecco, quella grazia graffiante che lo aveva sempre attirato lo respingeva altrettanto lontano.
‘Veramente… volevo parlarti di una cos…’ Un boato di grida si levò dal tavolo a tre metri dal loro.
‘Bacio! Bacio! Bacio!’ era un’ovazione in crescendo.
‘Che succede Luke? Non vedo.’ C’era un uomo sui venti venticinque anni inginocchiato al lato destro della
tavola e davanti una splendida ragazza con i capelli come i raggi del sole al mattino.
‘Beh… allora Luke? Che diavolo sta succedendo? Perché tutti urlano bacio?’
Stava per rispondere quando lei si alzò e capì da sé ciò che stava accadendo.
Approfittando del caos generale, nella sua classi posizione ricurva, occhi bassi e voce fioca, disse: ‘Io… io…
ti’ prese un lungo respiro e lo disse tutto insieme: ‘ti amo.’
Il frastuono aveva soffocato la timida voce di Luke e l’aveva resa un punto insignificante.
Dopo poco lei disse: ‘Stavi dicendo?’
‘Nul… nulla. Dicevo: “Vogliamo ordinare?” ‘
E la cena continuò nella cupezza uggiosa di quella serata di metà novembre ai bordi del Tamigi.
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