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Ricordo di una donna
Breve racconto di Daniele Iannotti
La finestra color avorio era spalancata sul blu cobalto di quel mare sconfinato e mogio mogio il pino marittimo fuori la casuccia frusciava al passar indiscreto dei primi venti autunnali. Agata era lì, al centro di quel suo accogliente, se pur piccolo, salone. Non picchiettava compulsivamente le mani sul tavolo di cedro intagliato, né , tanto meno, fissava vacuamente il fondo della stanza; bensì sorrideva, di una grazia armonica, quasi divina. Le rughe ai lati dell’occhio destro erano molto più marcate rispetto a quelle accanto all’altro, come a segnar la sua tendenza a stringer più uno dei due. Occhi, che pur fieri, sfuggivano e candidi come la neve, anche se di un verde smeraldo, tornavano indietro e indietro ancora.
Le labbra le si erano riempite di minuscoli granelli salmastri, che lentamente sfiorava con la punta della lingua cercando di assaporarne il gusto. Una mano calda le gravava sulla spalla minutamente fragile, ma non a porre peso su questa, bensì a protegger quella sua vita imperlata di semplicità. Aveva girato il capo leggermente, non per guardar di chi fosse, perché già sapeva, ma per accarezzar con le gote giovin arrossate quella mano amica. Sentiva i calli duri del lavoro, che la rassicuravano quasi quanto la fede all’indice, che calda come il corpo di lui le distendeva tutto il corpo.
Nonostante ciò, adesso, difronte a quella finestra un po’ vetusta, il sorriso dell’età passata non era svanito, né tanto meno sciupato. Ormai, però, la sedia a quel tavolinetto era da tempo vuota come i suoni di quello scenario marittimo.
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