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Niheo
Breve racconto di Sheila Siepracki
Il drago stava riposando, era sfinito.
Solo una pausa, come tante, tra qualche attimo avrebbe ricominciato a sputare fiamme e a librarsi in aria combattendo contro il valoroso guerriero davanti a lui che, con l’armatura vecchia e rovinata, aspettava.
Non c’era motivo per combattere, erano soli.
Il drago si alza, comincia a muoversi ed ecco che la battaglia senza fine riprende: Colpi a vuoto, ferite superficiali, versi di dolore… poi cala la notte.
Il drago plana e si sistema per dormire, si rannicchia su se stesso e chiude gli occhi, l’ultima cosa che sente prima del silenzio è l’armatura che va in frantumi e cade a terra.
Nelle antiche leggende si diceva che il respiro del drago era una sorta di pneuma, per questo lo si chiamava Niheo che, nella lingua di quel mondo, significava ‘Portatore di anima’.
La verità era che il drago aveva creato il guerriero per non stare solo, aveva riempito l’armatura vecchia e graffiata del suo respiro, animandola e facendo nascere il combattente con la spada che ogni giorno nasceva e ogni notte moriva.
Non conosceva altro modo di vivere perché, come quasi tutti i soldati della sua specie ormai estinta, era nato con il solo compito di combattere e, ora che la guerra era ormai terminata, non sapeva come affrontare la solitudine e la desolazione che ne era rimasta.
Tutto era meglio di quell’assordante e doloroso silenzio che riempiva le orecchie dell’ultima creatura, anche il suono dei colpi di spada al vento.
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